Articolo a cura di Marcella Bruno – Immagini: Nessuno Resti Fuori
Nonostante il caldo rovente, in questi giorni di inizio estate si respira a pieni polmoni nel quartiere di Matera che deriva il suo nome da una varietà di ciliegia selvatica e le cui strade hanno i nomi dei fiori. Il quartiere si chiama Lanera e fu costruito negli anni 50, su progetto dell’architetto Marcello Fabbri, per accogliere gli abitanti delle case dei Sassi, evacuate perché ritenute malsane e insicure. Sulla collina di argilla su cui sorge il rione, le palazzine sono state costruite con accurato senso estetico e consapevolezza della necessità di favorire l’incontro della comunità, circondate da ampi spazi comuni ricoperti da un’estesa varietà di alberi e piante.
In questi giorni di inizio estate, nel rione Lanera di Matera, si respira a pieni polmoni non solo grazie alla previdenza di chi in passato lo ha progettato a misura d’uomo, ma anche grazie al lavoro di chi, nel presente, si preoccupa di renderlo vivo.
È la settimana di Nessuno Resti Fuori – Festival di teatro, città e persone, organizzato dallo IAC, il Centro Arti Integrate, e dalla neonata APS “Nessuno Resti Fuori”.
Raccontare il lento svuotarsi di una regione attraverso la fotografia
In questa settima edizione organizzata in alcuni degli spazi di Lanera, oltre a spettacoli teatrali, laboratori, concerti, incontri pubblici, il Festival ha prodotto e ospita, fino al 25 giugno, una mostra delicata, struggente, potente: nel parco di quartiere è installato parte di De-Population, il progetto fotografico di Michele Battilomo, fotografo materano classe 1989, un racconto della Basilicata nel suo lento svuotarsi di abitanti e nel suo, contemporaneo e conseguente, rimanere immutabile nel tempo, nonostante una morfologia del territorio assai varia e la ricchezza di risorse naturali.

La mostra è curata dal TAM, il Tower Art Museum di Matera, che ha ideato un allestimento semplicemente sorprendente. Le sei fotografie sono state stampate su reti mesh microforate (le classiche reti da cantiere) delle dimensioni di m 3 x 2, montate tra gli alberi del parco, sicché volti e paesaggi, a seconda della direzione del vento e dell’inclinazione dei raggi del sole, scompaiono e riappaiono, tangibile testimonianza della tematica affrontata dal progetto.
In una lunga intervista pubblicata ad aprile su Vice, Battilomo ha raccontato di aver focalizzato l’attenzione sulle aree interne della regione, le più nascoste e abbandonate, eppure ancora resistenti nei loro riti magici, nelle antiche feste patronali, nelle vite sospese di luoghi troppo distanti dalle principali arterie stradali e ferroviarie: paesi come Pisticci, Tricarico, Accettura, Miglionico, Irsina.
Un anziano, fermo su una strada sconnessa, guarda in basso, davanti a una valle deserta; una barca di salvataggio staziona abbandonata sopra una spiaggia, accanto a un albero sradicato; una maschera misteriosa ci osserva dall’alto di una superficie lunare: sono i sopravvissuti di una catastrofe o alieni atterrati in un pianeta deserto?
Circondate dalla vitalità dei bambini del parco, dalle colorate forme del logo di Nessuno Resti Fuori, serigrafate su teli bianchi, dallo sguardo curioso dei partecipanti agli spettacoli, dalle incursioni degli attori, le eteree tele di De-Population, oscillanti nel verde, prendono sostanza, trasferiscono la loro testimonianza in chi rimane.
La forza emotiva di chi ha deciso di restare
Il silenzio e il tempo immobile, argomenti di peso quali la solitudine, la ludopatia, la ferita dell’abbandono, si assottigliano e si fanno leggeri, sembrano diventare passato ma, basta un cambiamento nella traiettoria della luce, e si fanno nuovamente presente.
Il carico emotivo degli scatti è marcato, soprattutto per chi in Basilicata ha coscientemente deciso di rimanere, mettendo competenze ed energie a servizio di una regione piccola e storicamente dimenticata dai grandi circuiti commerciali, eppure con abbondanza di risorse e potenzialità.
Hanno deciso di restare, talenti come Battilomo stesso o come i creatori del TAM, i quali da anni combattono per portare a compimento un nuovo museo di arte contemporanea nei Sassi o, ancora, come gli artefici di Nessuno Resti Fuori, instancabili organizzatori di spettacoli e laboratori per tutte le età e fondamentali formatori delle giovani generazioni. L’idea di allestire De-population è nata proprio da un’attività di formazione: novità del festival di quest’anno è infatti stata la creazione di una “direzione artistica partecipata”, che ha coinvolto ragazze e ragazzi nella costruzione della programmazione del festival 2022.
“Cos’altro vi serve da queste vite?”, cantava De André, cos’altro serve a una città per definirsi viva, a una regione per piantare i semi del suo ripopolamento se non un fecondo e ricostituente incontro di talenti e idee, di arti e conoscenze?