La collezione del MUSMA si impreziosisce con due opere dello scultore Jorio Vivarelli: grazie alla donazione di Giulio Masotti (presidente della Fondazione Jorio Vivarelli) e dell’associazione “Amici di Jorio Vivarelli Firenze-Pistoia” alla Fondazione Zètema di Matera, il museo materano arricchisce ulteriormente la sua collezione.
Mercoledì 22 Giugno, alle ore 11:30, è prevista la presentazione delle due opere, con interventi di:
- Giulio Masotti, presidente della Fondazione Jorio Vivarelli;
- Raffaello de Ruggieri, presidente della Fondazione Zètema;
- Veronica Ferretti, storica dell’arte presso la Fondazione Jorio Vivarelli;
- Simona Spinella, curatrice e addetta alle collezioni del MUSMA;
- Aurelio Amendola, fotografo che ha ritratto i più famosi artisti del XX secolo, che donerà al MUSMA un suo ritratto del Maestro Jorio Vivarelli.
Le sculture di Vivarelli donate al MUSMA
Le sculture donate sono due bronzi: Giustizia (1963) e Figura (1969).
Delle due opere scrive la storica dell’arte Veronica Ferretti: “Giustizia è un’opera intensa e allo stesso tempo drammatica perché testimonia il dolore che lo scultore ha visto sul volto di tante madri per la perdita dei figli durante la seconda guerra mondiale. Con gli attributi della spada e della bilancia, la figura allegorica affonda le sue radici nella psicostasia egizia e ricorda la Giustizia affrescata nella Sala del Cattivo e del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti a Siena, quella di Giotto presso la Cappella degli Scrovegni e Pietro del Pollaiolo agli Uffizi. Solchi, rilievi e forti contrasti chiaroscurali accentuano la drammaticità della scultura che rivela in sé un moto di emozioni perché per tutta la vita il Maestro Vivarelli condivise idee liberali, d’impegno sociale e odio per le dittature. La Giustizia è una Virtù che Vivarelli invoca affinché si riconoscono e si rispettino i diritti umani. Dal punto di visto iconografico l’opera, a figura stante con il volto rivolto verso il cielo, rimanda ad altri lavori dell’artista pistoiese quali Speranza e Inno alla vita. L’opera appartiene al periodo artistico della Testimonianza, quanto il Maestro trasferisce sulla materia, con i suoi celebri Crocifissi, le sofferenze che ha subìto durante la Guerra e la deportazione nei campi tedeschi di Triel”.
Per quanto riguarda Figura, citando ancora Veronica Ferretti: “Con Figura Vivarelli rievoca la grande fontana Le Bagnanti e anticipa dal punto di vista formale e stilistico la grande composizione L’una per l’altra collocata nel Parco di Villa Stonorov, sede della Fondazione, per la posa a mezzaluna e la leggera sospensione. Dall’opera emerge il profondo significato del rinnovamento e della rigenerazione, non solo della vita umana, ma anche dei cicli naturali e cosmici. Figura è un omaggio alla Madre-Terra, alla Donna, alla prosperità,
all’abbondanza, al nutrimento e alla primavera”.
Biografia di Jorio Vivarelli
Testo tratto dal catalogo Vita Universa, Jorio Vivarelli scultore 1922-2008, catalogo della mostra al Battistero di San Giovanni in Corte, Pistoia, edizione Medilane srl 2022.
Protagonista della scultura e grafica italiana del secondo Novecento, Jorio Vivarelli nasce a Fognano in provincia di Pistoia il 12 giugno del 1922 da Diego e Alice Petri. Il piccolo Jorio cresce in mezzo alla natura in una famiglia di boscaioli e carbonai, negli anni di una Italia poverissima dove sono ancora evidenti i nefasti segni della Grande Guerra. Il padre, abbandonato il duro e poco redditizio lavoro di carbonaio, trova impiego come marmista per lapidi e piccole sculture da poggiare sulle tombe. L’incontro con il mazzuolo, la sabbia, la sgorbia e lo scalpello paterno sarà per Jorio foriero di gioie perché ben presto addestrerà l’occhio e la mano ai diversi strumenti di
lavoro sul legno, la pietra e il marmo. Testardo e orgoglioso, ma intimamente sicuro di sé, chiede e ottiene dal padre di continuare gli studi alla Scuola Artigiana di Pistoia e poi all’Istituto d’Arte di Firenze. La scoperta dell’arte dal Trecento al Cinquecento fiorentino lascerà un’impronta indelebile nella formazione del Nostro al punto che per tutta la vita non potrà non far riferimento al Crocifisso di Giotto e a quello di Brunelleschi in Santa Maria Novella e a quello di Donatello in Santa Croce.
Chiamato alle armi il 10 dicembre del 1942 viene inquadrato nel 830° battaglione di fanteria con destinazione Bocche di Cattaro in Montenegro, poi in Albania. Dopo l’8 settembre 1943, abbandonato a se stesso come tutti gli altri militari italiani, viene fatto prigioniero dai soldati della Wehrmacht con destinazione al campo di concentramento di Trier nella parte occidentale del Land tedesco della Renania. Vivarelli sopravvive al Konzentrationslager intagliando crocifissi di legno e vendendoli, in accordo con le guardie del campo di concentramento, per un pezzo di pane. Uno scambio eucaristico nell’inferno della guerra: il corpo di Cristo per un pezzo di pane.
Rientrato a Pistoia, nel 1949 Jorio incontra l’amore e sposa la figlia del direttore della centrale elettrica di Pievepelago. Non dispone né di risparmi, né di una casa da offrire perché la guerra gli aveva portato via tutto. La sola cosa sulla quale poteva contare erano le sue mani e la sua innata creatività. Giannetta Angela Pini accettò e da quel tempo in poi fu la compagna silenziosa e la musa ispiratrice di tutta una vita. Jorio, sebbene partecipasse a mostre e rassegne riscuotendo già da allora l’attenzione della critica d’arte, non riceveva sufficienti ricavi dalla sua produzione per mantenere la famiglia. Si recò allora a Milano per chiedere conforto al concittadino Marino Marini che, dopo averlo ragguagliato sulla situazione dell’arte italiana, gli consigliò di andare ad Albissola dove viveva il pistoiese Agenore Fabbri. Il destino volle però che il giorno prima di partire Jorio venisse chiamato ad aprire una fabbrica di ceramiche con venticinque operai. Il passo successivo fu
quello di entrare a lavorare, dal 1951 in poi, presso la Fonderia di Enzo Michelucci.
Presso la fonderia Michelucci Jorio conosce l’architetto russo-americano Oskar Stonorov che aveva precedentemente incontrato a Firenze in occasione della mostra di Wright a Palazzo Strozzi. Con Stonorov intorno alla metà degli anni Sessanta nascerà una amicizia fraterna che
permetterà a Vivarelli di affrontare progetti di architettura e scultura, non più per cimiteri, chiese o abitazioni, ma destinati alle grandi piazze di Philadelphia e di Detroit. Sempre negli stessi anni Vivarelli entra in contatto con talenti artistici di rilevanza internazionale quali Rafael Alberti, Cesáreo Rodríguez-Aguilera, Miguel Angel Asturias, Abel Valmitjana, Gian Lorenzo Mellini, Federico Fellini con i quali promuove, assieme ad altri artisti di varia nazionalità, il movimento dell’Intrarealismo i cui principi vennero esplicitati nel manifesto firmato a Barcellona nel 1966. Il 1970, invece, fu un anno tragico segnato dalla prematura perdita dell’amico architetto Stonorov, avvenuta il 9 maggio in un incidente aereo. L’ultimo progetto di Stonorov sarà la Villa che porta il suo nome, oggi sede della Fondazione che Jorio volle realizzare in tutto e per tutto come l’amico l’aveva prefigurata.
Il 1974 rappresenta per Vivarelli l’anno in cui la sua opera raggiunge la massima notorietà in Italia e all’estero con il Monumento a Giacomo Matteotti inaugurato alla presenza delle massime autorità sul Lungotevere a Roma e con le grandi mostre allestite da Giovanni Bassi a Pescia, ai Mercati Traianei di Roma e poi a Londra, Düsseldorf, Parigi e Tokyo.
Dalla fine degli anni Settanta al Duemila tra le più rilevanti opere pubbliche sono da ricordare: per Fognano il monumento Il sacrificio, una morte per la vita (1979); per la città di Prato la fontana d’acciaio e plexiglas Seminazione (1986); per Nagasaki Inno alla vita (1987) al fine di
non dimenticare l’immane distruzione della bomba atomica; per la sede della Sony a Rovereto Nucleo di vita (1988); per Ponte Buggianese il monumento L’ultima sfida (1993); per Pistoia, in Piazza Willy Pasquali, Penna mozza monumento agli alpini (1998), per il porto di Taranto Salviamo la Vittima, proposta ideale per una testimonianza mediterranea (1999); per le Case di Monsummano Cristo Redentore (2002). La Fondazione Pistoiese Jorio Vivarelli fu costituita il 16 dicembre 1999 dai coniugi Vivarelli assieme ai rappresentanti del Comune di Pistoia, della Provincia di Pistoia, del Comune di Montale, dell’Ansaldobreda e dell’Ente Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, con lo scopo di assicurare, conservare, tutelare, valorizzare l’opera e l’intero patrimonio artistico del Maestro, mediante mostre, pubblicazioni, iniziative culturali di studio e ricerca favorendo soprattutto la diffusione tra le giovani generazioni. Jorio Vivarelli si è spento a Villa Stonorov il 1° settembre 2008.