Riceviamo e pubblichiamo con gioia l’articolo del nostro amico Francesco Calculli, direttore del Museo del Comunismo e della Resistenza di Matera, scritto per la riapertura del museo, in programma lunedì 8 luglio 2024. Buona lettura!
Articolo di Francesco Calculli
I musei erano già stati invitati da tempo ad affrontare le nuove sfide che il XXI secolo ha portato con sé: la digitalizzazione, contrastare il turismo di massa in favore di un turismo sostenibile non più a favore di poche città d’arte, la destagionalizzazione, nuove politiche culturali che coinvolgano le comunità locali, un’offerta che sappia far coesistere divulgazione e ricerca con momenti di intrattenimento per citarne solo alcune.
Se ovviamente non può esistere una soluzione univoca per rispondere a questi compiti, si rende comunque necessario vagliare nuove alternative al concetto tradizionale di museo: ne sono un esempio le case museo. Le case museo sono oggi in Italia, un’alternativa museale di grande modernità, infatti rispondono alla definizione di museo fornita dall’ ICOM nel 2007: “Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società, e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, istruzione e diletto”.
Uno straordinario contributo sul futuro dei musei fu postulato qualche anno fa dallo scrittore turco e premio Nobel Orhan Pamuk, che nel luglio del 2016 aprì la XXIV Conferenza dell’International Council of Museum (ICOM) con un discorso che si configurava come un decalogo di buoni propositi da adottare dai musei: “[…] La situazione è assai semplice: siamo stati abituati ad avere l’epica ma quello che ci serve sono i romanzi. Nei musei siamo stati abituati alla rappresentazione, ma quello che ci serve è l’espressione. Siamo stati abituati ad avere i monumenti, ma quello che ci serve sono le case. Nei musei avevamo la Storia, ma quello che ci serve sono le storie. Nei musei avevamo le nazioni, ma quello che ci serve sono le persone. Avevamo gruppi e fazioni nei musei, ma quello che ci serve sono gli individui”.
Il nostro Museo, alternativa di un nuovo turismo culturale sostenibile
A ben vedere sin dalla sua fondazione nel 2018, la Casa Museo Storia del Comunismo e della Resistenza Antifascista si configura come un archetipo di questa tipologia museale poiché riesce a veicolare esperienze su testimonianze materiali ed immateriali, quest’ultime spesso marginalizzate in altri generi di musei non solo locali.
Oltre a ciò, con i suoi peculiari ambienti ricostruiti o evocati, si inserisce in un periodo particolarmente fortunato per gli allestimenti storici, che nel XXI secolo vivono una sorta di nuova giovinezza, andando a costituire parte di quel “museo diffuso” con l’obiettivo di offrire al pubblico contemporaneo un approccio multidisciplinare e una ricostruzione scientifica, ma più empatica, della Storia.
Per questi motivi il nostro museo sembrerebbe rispondere alla perfezione alle istanze sollevate dallo scrittore turco Orhan Pamuk nel suo “decalogo di un museo che racconti storie quotidiane”, e si ponga come una delle possibili alternative da cui ripartire per un nuovo turismo culturale sostenibile.
In genere rispetto e ammiro i grandi musei nazionali come il Louvre e gli Uffizi, ma quei musei, sempre più simili a parchi giochi o centri commerciali, non sanno più trasmettere un sentimento che stiamo quindi dimenticando. Perché i musei non devono limitarsi a mettere in mostra immagini e oggetti del passato, ma devono anche ricreare l’atmosfera del tempo da cui quegli oggetti provengono. E questo accade nel nostro museo, invece più aperto alle storie personali, è uno splendido esempio della creatività della moderna progettazione museale. Solo luoghi come l’innovativa Casa Museo del Comunismo e della Resistenza possono essere come romanzi, poiché riescono a farci battere il cuore con l’emozione profonda di una storia personale.
Politica ed emozioni delle storie che hanno fatto la Storia
C’è poi l’aspetto politico che il nostro museo ha finito per rappresentare per i popolo della sinistra che, attraverso l’esposizione di magnifici cimeli unici e introvabili, vissuta come emozioni e memorie condivise, riesce a trovare tante storie straordinarie di singoli militanti, assaporarne la profondità che deriva dal legame tra gli oggetti e le vicende personali, e percepire tutta la complessità storica del mondo comunista e dell’ ideologia che ne era alla base, che per i comunisti italiani è stata una storia di libertà e riscatto dal punto di vista sia culturale sia politico, poiché ha avuto risvolti democratici incentrati sulle vite della gente comune.
Da quando siamo aperti, nel corso degli ultimi cinque anni, abbiamo visto il nostro museo trasformarsi in uno straordinario strumento per investigare un comune senso di umanità e dargli una voce. L’esperienza maturata ci permette di affermare che per conoscere le storie personali non servono grandi musei statali, ma istituzioni piccole e innovative che come Il Museo del Comunismo e della Resistenza si concentrino sui singoli.
Un museo che fa comunità
Si dice che una civiltà che non racconta più storie, è destinata a frantumarsi e morire. Il passato ha continuo bisogno delle nostre storie per conservarsi nel presente. Raccontare, però, è un’arte: in realtà un misto di conoscenze, tecnica e arte. E quando il racconto entra in museo, le ultime due devono piegarsi alla conoscenza, essere al servizio del messaggio del museo. È un lavoro peculiare che comporta studio, lettura delle fonti, verifiche continue. Il nostro museo, ha in realtà una connotazione e un valore precisi. Prima di tutto si propone di narrare ma al contempo dialogare con i visitatori perché il dialogo, si sa, produce amicizia anche dove prima c’era diffidenza. Le storie ci aiutano ad abbattere gli stereotipi che sono il vero male del nostro tempo e di conseguenza ci consentono, grazie al racconto, di creare attorno al nostro museo una vera comunità.
Pertanto riapriamo, lunedì 8 luglio, dopo i necessari lavori di ampliamento e ristrutturazione con un nuovo allestimento arricchito da un percorso più ampio e con la possibilità di visitare una nuova sala tematica, tenendo sempre ferma la consapevolezza che bisogna raccontare, sempre di più e meglio per riflettere su noi stessi, e di conseguenza ad agire per migliorare.
La collezione è stata arricchita con nuovi eccezionali cimeli provenienti da tutto il mondo tra cui alcune bandiere storiche utilizzate nelle sezioni del PCI, i foulard dei giovani militanti comunisti della FGCI, prime pagine di giornali d’epoca, tante fotografie in bianco e nero di Enrico Berlinguer e di cortei e manifestazioni degli anni ’60 e ’70, manifesti originali di propaganda sovietica, gli oggetti che raccontano la storia delle feste dell’Unità.
Ringraziamenti
I più vivi ringraziamenti per l’opera prestata presso di noi, vanno alla direttrice dei lavori architetta Dora Capozza e a tutte le ditte che con i loro operai hanno reso possibile il bellissimo momento di oggi lavorando tanto con dedizione e grande professionalità: la Falegnameria di Francesco Losito, New Interni di Antonio Colucci, Impianti Elettrici di Santino Lomurno, il maestro edile Saverio Acquasanta, gli idraulici specializzati Cosimo Tataranni e Luciano Tamburrino della Termoidraulica Calia, Dani Gaudiano di Termoacciai per la fornitura dei migliori condizionatori, Pino Musci di Edil Loperfido per il bellissimo parquet in rovere, Silvano Cotugno (con il suo adesivo di Che Guevara sulla scrivania) della ditta Frascella per il materiale di illuminazione; i maestri artigiani Ettore Daddiego e Giovanni Durante, e l’Arte in cornice di Annamaria Tralli, per la realizzazione delle magnifiche cornici per i quadri della nuova collezione.
Un ringraziamento tutto particolare non possono che meritare Marco Cucinelli che ha contribuito con introvabili tessere politiche della sua collezione personale ad elevare il prestigio della nuova esposizione museale, e a Michele Pace, storico giornalista materano dell’Unità, per la donazione di rari cimeli, libri e fotografie di famiglia che abbiamo pensato di inserire in una galleria fotografica memoria e testimonianza sulla storia del Partito Comunista a Matera, e dedicata a suo padre “Peppino”, che fu tra i più apprezzati dirigenti comunisti lucani.
Un sentito grazie anche ai cari amici Franco Martina (Giornalemio) e Carlo Magni (MuseiMatera) che hanno dimostrato una dedizione costante nel promuovere la conoscenza e la valorizzazione del museo non solo in città, ma anche fuori dell’ambito regionale.
Sono stati mesi di lavoro intensi in cui abbiamo potuto vivere insieme, giorni in cui la gioia di fare del nostro museo un attore sempre più rilevante per lo sviluppo territoriale era palpabile e sono nate nuove amicizie. Senza l’impegno profuso da tutti voi questo progetto di ampliamento del Museo non sarebbe stato nemmeno possibile. Ci auguriamo che vi rimangano dei bei ricordi dei giorni vissuti insieme e ci farebbe davvero piacere rivedervi.
Cari visitatori, abbiamo bisogno anche di voi, e vi aspettiamo numerosi nei nostri rinnovati spazi con ben 4 percorsi museali. E dulcis in fundo, tutti coloro che lasceranno un contributo di almeno dieci euro, riceveranno in omaggio fino ad esaurimento scorte una copia del rarissimo libricino “Enrico Berlinguer a Matera“. Un motivo in più per venire a trovarci.