SUPERFICI CON – Mostra collettiva presso Fondazione SoutHeritage

SUPERFICI CON - Mostra collettiva presso Fondazione SoutHeritage

Dal 18 novembre al 30 dicembre 2025, la Fondazione SoutHeritage ospita il progetto espositivo “SUPERFICI CON”, con opere di Pierre Ardouvin, Stanley Brouwn, Andrea Francolino, Andrea Fraser, That’s Painting Production, David Tremlett, Ger van Elk. È possibile visitare la mostra dal martedì al sabato, dalle 17:00 alle 20:00, con ingresso gratuito.

SUPERFICI CON: un dialogo tra storia, architettura e arte contemporanea

La nascita dell’arte è profondamente legata all’immagine speculare del muro. Dai segni delle caverne preistoriche all’affresco medievale, fino al murale contemporaneo, le superfici murarie hanno custodito storie, immaginari e identità.
SUPERFICI CON riprende questa eredità, mettendo in relazione le pareti storiche della sede della Fondazione — un edificio del XVII secolo — con pratiche artistiche che riflettono sul rapporto tra opera, contesto e spettatore.

Proseguendo la missione istituzionale della Fondazione, il progetto nasce dalla lettura critica delle superfici murarie del padiglione espositivo: affreschi, graffiti, stemmi, iscrizioni, archigrafie e crepe diventano parte del linguaggio artistico.  La mostra non accade semplicemente in un luogo, ma con un luogo: le opere dialogano con i muri, intesi come superfici sensibili, dispositivi di visione e membrane che mediano l’esperienza artistica.

Pittura, fotografia e installazione in un unico percorso

Attraverso pittura, fotografia e installazione, SUPERFICI CON evidenzia il rapporto tra linguaggio, rappresentazione visiva e architettura.
Il pubblico è invitato a guardare non solo le opere, ma anche ciò che abitualmente resta “ai margini”: i muri dello spazio espositivo, ricchi di segni, memorie e stratificazioni.
Nel padiglione SoutHeritage, le pareti diventano testimoni del tempo e parte integrante dell’esperienza.
La mostra trasforma così lo spazio in un contenitore di narrazioni, dove opere e ambiente dialogano in maniera organica, offrendo letture più profonde e complesse delle pratiche contemporanee.

Spostando l’attenzione dalle superfici murarie alle pratiche artistiche di Ardouvin, Brouwn, Francolino, Fraser, That’s Painting Production, Tremlett e Van Elk, l’esposizione invita il pubblico a considerare lo spazio nella sua totalità. Ogni superficie del luogo — dalle pareti al soffitto, fino al pavimento — diventa parte del discorso visivo.

La mostra prevede attività di mediazione e coinvolgimento del pubblico per tutta la durata dell’esposizione, con approfondimenti, suggestioni e riferimenti legati alle principali correnti artistiche del contemporaneo. Un apparato di didascalie a lettura facilitata e un contributo critico accompagnano i visitatori, garantendo accessibilità e una fruizione consapevole.

SUPERFICI CON nella rete BIENALSUR 2025

La mostra entra nella V edizione di BIENALSUR 2025, la biennale internazionale che esplora le dinamiche globali dell’arte contemporanea. In questo contesto, SUPERFICI CON riflette sul fenomeno della globalizzazione delle biennali e propone una lettura rinnovata del rapporto tra opera e contesto.

Biografie degli artisti

Pierre Ardouvin

Crest, Francia, 1955. Vive e lavora a Parigi.
Artista che utilizza riferimenti culturali popolari ricomponendoli per esplorare gli archetipi della cultura contemporanea e creare opere ambivalenti (installazioni, fotografie, disegni) che oscillano tra malinconia, umorismo e poesia. Affrontando temi come la violenza sociale, la società del controllo, l’identità e il liberalismo, l’artista ha esposto suoi lavori in numerose istituzioni tra cui: CCK Buenos Aires, 2018;
Centre de Création Contemporaine, Tours_FR, 2011; Musée d’Art moderne de la ville de Paris, 2009; Museum 52, Londra, 2006.

Stanley Brouwn

Paramaribo, Suriname, 1935 > Amsterdam_NL, 2017. Figura di spicco dell’Arte Concettuale e artista tra i più avvincenti del secolo scorso, è stato membro del Movimento Zero (composto da artisti che cercano l’anonimato e che lasciano le loro opere senza firma). Prima di distruggere tutte le sue opere e intraprendere un percorso vicino al movimento Fluxus, l’artista ha sempre continuato a esplorare la smaterializzazione dell’opera d’arte e la scomparsa dell’autore con una ricerca concentrata sui temi della misurazione, dei sistemi metrici e delle distanze. La sua ricerca, apprezzata per il rigore concettuale e la metodologia estrema di gesti smaterializzati che sfuggono a una definizione stilistica univoca, è stata presentata in importanti rassegne e contesti internazionali quali: Documenta 5 (1972), 6 (1977) e 7 (1982) Kassel_DE; 11ma Biennale di Venezia 1982; Van Abbe Museum – Eindhoven_NL, 2005.

Andrea Francolino

Bari, 1979. Vive e lavora a Milano.
Con un percorso formativo presso il Liceo Artistico di Matera e presso l’Accademia di Belle Arti di Bari, la ricerca dell’artista si è concentrata sui temi della fragilità, della vulnerabilità e sul rapporto dialettico con la natura. Attraversando più forme disciplinari quali estetica, etica ed ecologia, nel 2013 vince il Premio San Fedele Arti Visive. Sue mostre personali si sono tenute presso: Museo Novecento, Firenze (2020/2021); Spazio Contemporanea, Brescia (2020); Spazio San Fedele, Milano (2018); Spazio Cordis, Verona (2018); nm>contemporary, Monaco (2017); Kristin Hjellegjerde Gallery, Londra (2014); Mazzoleni, Torino (2022); Ambasciata d’Italia a Londra (2021);
Forum Austriaco di cultura, Roma (2021); CAMERA Centro Italiano per la Fotografia, Torino (2020); AGI Verona e Università di Verona (2019); Palazzo Palmieri, Monopoli (2017); Frittelli arte contemporanea, Firenze (2016); The Loft, Works from the Servais collection, Bruxelles (2016); MADRE, Napoli (2014); Courtauld Institute of Art Somerset House, Londra (2012); Istituto Italiano di Cultura, New Delhi (2011); Spazio Oberdan, Milano (2010). Sue opere sono conservate in numerose collezioni pubbliche e private tra cui: collezione AGI Verona, Volker W. Feierabend, Francoforte; Servais collection, Brussels; Fondazione San Fedele Milano; Fondation Francès, Parigi; Foster + Partners / Scott Resnick, Londra New York. È tra i fondatori di The Open Box (2015).

Andrea Fraser

Billings, USA, 1965. Vive e lavora a Los Angeles.
Artista tra le più radicali e influenti della sua generazione attiva nel campo della Performance Art, è conosciuta in particolare per il suo lavoro di critica alle istituzioni del mondo dell’arte. Attraverso le opere il suo impegno in questo campo indaga le economie sociali e finanziarie delle organizzazioni e dei settori del mondo della cultura.
I suoi lavori, volti a mettere in discussione i meccanismi e le strategie del sistema dell’arte, sono messi inoltre in stretta connessione al corpo femminile e al contesto dell’attuale mix fra arte, economia, finanza e politica. Con il suo lavoro pionieristico l’artista ha rappresentato anche una nuova direzione nella Performance Art, avvicinandola alla recitazione e consentendo così alle generazioni successive di artisti
di giocare con i confini sfumati tra realtà e finzione nei ruoli performativi. Suoi progetti sono stati esposti in importanti manifestazioni e contesti museali quali: Philadelphia Museum of Art (1989); Kunstverein München (1993, 1994); Biennale di Venezia (1993); Sprengel Museum (1998); Kunstverein Hamburg (2003); Whitechapel Gallery (2003); Los Angeles Museum of Contemporary Art (2005);
Frans Hals Museum (2007); Centre Pompidou (2009); Museum Ludwig (2013).
Sue opere sono presenti in importanti collezioni che includono: l’Art Institute of Chicago; il Centre Pompidou, Parigi; il Fogg Museum, Harvard; il Museum of Contemporary Art, Los Angeles; il Museum Ludwig, Colonia; il Museum of Modern Art, New York; il Philadelphia Museum of Art e la Tate Modern, Londra.

THAT’S PAINTING PRODUCTION – Bernard Brunon

Saint Etienne, Francia, 1948. Vive e lavora a Los Angeles.
Artista, scrittore e curatore, formatosi all’Ecole des Beaux-Arts di Marsiglia, ha basato la sua pratica artistica sulla costruzione di una pittura come atto ultimo della pittura. La sua produzione iniziale, che mirava a realizzare dipinti che andassero oltre i codici di rappresentazione stabiliti dalla storia dell’arte, si è evoluta in una società come progetto di arte concettuale chiamato “That’s Painting Productions”.
That’s Painting Productions è il risultato di un graduale processo di ricerca sulla pittura senza produzione di immagine che ha portato all’estremo la decostruzione della pittura intrapresa dal movimento d’avanguardia Supports/Surfaces negli anni Settanta, di cui l’artista è stato membro fondatore. That’s Painting Productions ha realizzato progetti per: Museum of Fine Art Houston_US, 1980; Musee des Beux Art Caen_FR, 1977; Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, 1975; Palais de Tokyo, Parigi_FR, 2003; Face Foundation, New York_US, 2019.

David Tremlett

Saint Austell, UK, 1945. Vive e lavora a Bovingdon_GB.
Artista tra i più noti nel panorama dell’arte contemporanea, appartiene alla generazione di artisti britannici che, negli anni ’60 e ’70, hanno esplorato il modo per superare i limiti della pratica artistica. Nei suoi lavori, realizzati con media differenti, sperimenta i wall drawing, cioè interventi (nella maggior parte dei casi a pastello su muro) destinati a durare per un periodo limitato di tempo.
Innumerevoli sono gli interventi dell’artista sulle pareti di musei, gallerie e spazi non convenzionali: dall’ambasciata britannica a Berlino (2000) alla chiesa di Villeneauxe-la Grande (2005), dalla sinagoga di Zamosc (2006) al British Council Building di Nairobi (2014).
Nel 1992 è tra i candidati per il Turner Prize e nel corso del tempo i suoi lavori sono stati ospitati presso gallerie e musei tra i più autorevoli:
dal Centre Pompidou di Parigi al Museo Stedelijk di Amsterdam, dal Musee des Beaux Arts di Grenoble al Museo Pecci di Prato,
dalla Fundaciò Joan Mirò a Barcellona al Museum of Modern Art di New York.

Ger van Elk

Amsterdam, 1941 – 2014.
È stato uno dei protagonisti dell’arte concettuale europea del secondo dopoguerra. Formatosi artisticamente tra l’Olanda e gli Stati Uniti (studiando a Los Angeles e New York), nel suo linguaggio visivo combina ironia, riflessione teorica e sperimentazione interdisciplinare.
Noto per le sue opere che decostruiscono i mezzi tradizionali dell’arte — come la pittura o la scultura — attraverso interventi minimali e concettuali, ha utilizzato materiali comuni e tecniche non convenzionali per indagare le relazioni tra oggetto, spazio e spettatore.
La sua produzione, che spazia tra installazioni, fotografie manipolate, video e interventi site-specific, sempre con un approccio critico e spesso ironico verso l’autorialità e i codici del mondo dell’arte, è stata presentata in numerose mostre internazionali, tra cui diverse edizioni della Documenta di Kassel (1972, 1977, 1982) e della Biennale di Venezia (1980). Sue opere sono oggi presenti in importanti collezioni museali, tra cui quelle dello Stedelijk Museum di Amsterdam, del Van Abbemuseum di Eindhoven e del Museum of Modern Art di New York.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email

ti potrebbero interessare i seguenti articoli

Lascia un commento