Fino all’8 Gennaio 2023, l’Ex Ospedale San Rocco di Matera ospita la mostra Exploratives, ideata e curata da Giacomo Zaza per il Museo Nazionale di Matera e che accosta due importanti esperienze artistiche contemporanee provenienti dall’area balcanica: si tratta dell’artista croato Damir Očko e dell’artista albanese Driant Zeneli.
Exploratives rappresenta primo evento rivolto alle pratiche artistiche contemporanee, voluto dal Museo Nazionale e dal suo direttore, Annamaria Mauro, in quell’importante complesso storico che è l’Ex Ospedale San Rocco, assegnato al Museo alla fine del 2021, dove i due artisti elaborano universi visivi ricchi di elementi poetici, storici, filosofici.
La mostra è visitabile tutti i giorni dalle 9 alle 20.
Esplorare etica e società attraverso l’immaginario artistico
“I due artisti — dichiara Giacomo Zaza, curatore della mostra — alimentano un immaginario esplorativo che tratta questioni etiche e politiche, codici sociali, sconfinamenti del sensibile e ipotesi di spazi-tempo inventati. I lavori di Damir Očko esplorano le complessità del linguaggio e il modo in cui il sistema neurofisiologico riesce a generarlo in modo poetico e comprendono diversi temi legati all’uomo e ai suoi sistemi —controllo, punizione, fragilità e resistenza —così come ai vari gradi di oppressione, o agli stati marginali del corpo. Il lavoro di Zeneli insiste sul “viaggio” come esplorazione e attraversamento dei confini: innata attitudine umana al movimento e al cambiamento. Zeneli si sofferma sul dualismo utopia/distopia, sulla poeticità del sole e della luna, sulla libertà e sul sogno. Entrambi gli artisti trasformano l’essere umano e la sua mente in vettori di un’esplorazione fantasiosa e inarrestabile dei linguaggi.”
La mostra si costruisce su un continuo scambio tra reale e immaginario. Seguendo anche le posizioni teoriche del filosofo Edgar Morin, gli artisti insistono sulle capacità “esperienziale” dell’immagine nell’ambito della conoscenza, in quanto rinvii costantemente a una realtà da conoscere, o meglio da esplorare.
Dunque le opere di Damir Očko e Driant Zeneli in mostra a Matera formano un immaginario correlato e complementare al reale, parallelo al panorama mediale contemporaneo.
Očko è interessato al linguaggio espresso attraverso il suono e la voce e a una pratica intermediale plurale (musica, film, poesia, oggetti bidimensionali). L’artista, nato in un periodo di grande transizione politica, associa continuamente il suo lavoro al tumulto dei conflitti internazionali e alla dissoluzione della Jugoslavia.
In mostra il video Dicta I (2017), in cui viene presentata la lettura di una poesia composta dall’artista con estratti di Scrivere la verità: cinque difficoltà di Bertolt Brecht (1935). Očko non solo rivisita e rilegge il testo di Brecht, ma tiene conto delle sue prescrizioni componendo un discorso verbale randomizzato, radicale e dadaista che, mediante una struttura riordinata, propone un commento critico alla costruzione del significato e comunica un pensiero poetico dietro un astuto travestimento. Difatti le parole e frasi di Brecht, allontanate dalla loro sintassi e dal loro contesto, sono recitate come slogan e proclami privi di senso, con toni minacciosi che sembrano dichiarare quella volontà politica con cui si afferma l’autorità indiscutibile.
Nelle opere di Driant Zeneli il sogno sembra la dimensione più pertinente, inteso come fantasia e vagheggiamento nel futuro, o ancora come un obiettivo non pienamente concretizzato, la cui storia, il cui racconto, costituiscono un valore. L’artista sfida i limiti fisici e intellettuali con narrazioni video ironiche e oniriche, a volte assurde. Al centro della sua opera vi è la ridefinizione dell’idea di fallimento e dell’utopia, considerati elementi capaci di aprire alternative possibili.
Proiezione site-specific e fotografie
Per Exploratives l’artista espone tre videoproiezioni site-specific e una serie di opere fotografiche tratte dall’opera video Maybe the cosmos is not so extraordinary (2019), incentrata su un gruppo di adolescenti di Bulqize (Albania) che scopre una capsula cosmica e segue il viaggio del cromo all’interno di una fabbrica fino alla sua esportazione.
Nel video Who was the last to have seen the horizon? (2018) cinque personaggi — quattro ragazzi e un cane —finiscono per perdere l’orizzonte e fluttuare in un ambiente alieno, buio e silenzioso. Perdere l’orizzonte può essere disorientante, ma significa anche darsi la possibilità di rimettersi in gioco, trovando nuovi percorsi. Mentre It would not be possible to leave planet earth unless gravity existed (2017) racconta un episodio in bilico tra utopia e distopia, dove il protagonista Mario indaga l’area abbandonata di Kombinati Metallurgiku, tramontato progetto industriale del comunismo albanese, col desiderio di volare via per raggiungere un luogo lontano nello spazio. Infine, in Those who tried to put the rainbow back in the sky (2012) Zeneli racconta la storia di tre persone e una papera che, trovandosi su una nave di cemento casualmente scovano un pezzo di arcobaleno, forse caduto dal cielo. In dubbio sulla provenienza dell‘arcobaleno e del suo destino, alla fine decidono di rimettere l’arcobaleno in cielo.
Secondo Giacomo Zaza: “Esplorando mondi esteriori e interiori che implicano molteplici figure, motivi e forme di visioni, Očko e Zeneli producono uno spazio-tempo di riflessione, empatia, sovvertimento e rivelazione”.
Di seguito, vi mostriamo alcune immagini scattate durante la nostra visita a “Exploratives” nel giorno dell’inaugurazione:
Biografie degli artisti
Bio di Damir Očko
Nato nel 1977 a Zagabria, dove vive e lavora, Damir Očko esplora le complessità del linguaggio e il modo in cui il sistema neurofisiologico riesce a generarlo in modo poetico. L’artista ha ricevuto residenze in Norvegia, Irlanda e Germania, inoltre ha rappresentato la Croazia alla 56a Biennale di Venezia nel 2015, con una personale intitolata “Studies on Shivering: The Third Degree”.
Očko ha tenuto numerose mostre personali, in particolare al Dazibao di Montreal (2016), alla Künstlerhaus Halle für Kunst & Medien di Graz e alla Temple Bar Gallery & Studios di Dublino (2014), al Palais de Tokyo di Parigi (2012), alla Kunsthalle Düsseldorf (2011), al Kunstverein Leipzig (2010) e al Museum of Contemporary Art di Zagabria (2005). Ha anche partecipato a mostre collettive al Forum culturale austriaco di New York (2016), al Württembergischer Kunstverein di Stoccarda (2015), alla Kunsthalle Wien, alla Collection Lambert di Avignone, a Le Plateau di Parigi (2014) e al MUDAM, Lussemburgo (2013).
Bio di Driant Zeneli
Nato nel 1983 a Shkoder (in Albania) e residente a Tirana, nel 2019 Driant Zeneli ha rappresentato l’Albania alla 54esima Mostra Internazionale d’Arte alla Biennale di Venezia. Nel 2008 ha vinto il Premio Internazionale d’Arte Contemporanea Onofri a Tirana e nel 2009 il Premio Trieste Contemporanea destinato a un giovane artista europeo.
Delle sue esposizioni personali e collettive si ricordano: 58° Esposizione Internazionale d’Arte – Biennale di Venezia, 2019; Prometeo Gallery, Milano, 2019; GAMEC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, 2019; Passerelle Centre d’Art Contemporain, Brest, 2018; Mostyn Gallery, Wales, UK, 2017; MuCEM, Marseille, 2016; Academie de France à Roma, 2016; Centre Pompidou, Parigi, 2016; Prometeogallery, Milano (2015; 2010); IV Bienal del Fin del Mundo in Cile (2015); Viafarini a Milano (2014); GAM, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea a Torino (2013); Biennale White House ad Atene (2013); KCCC, Klaipeda in Lituania (2013); ZKM a Karlsruhe (2012); MUSAC a Castilla León, in Spagna (2012); TICA a Tirana (2012); Quinta Biennale di Praga (2011); 98 weeks Project Space a Beirut (2011); Trongate 103 a Glasgow (2011); National Gallery of Kosove a Prishtine (2010); Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce a Genoa (2009); Studio Tommaseo a Trieste (2009); National Gallery of Tirana (2008).
Note del direttore del Museo Nazionale di Matera e del curatore della mostra
“L’attenzione rivolta a Očko e Zeneli, protagonisti di una sperimentazione visiva tra le più interessanti dell’area balcanica – sottolinea il Direttore del Museo nazionale di Matera, Annamaria Mauro – esplicita l’interesse del Museo ad aprire i suoi percorsi espositivi e le sue indagini scientifiche al mondo culturale contemporaneo. Inoltre, gli spazi suggestivi del complesso monumentale dell’Ex Ospedale di San Rocco sono per il Museo dei luoghi deputati a un laboratorio propulsivo delle arti, a stretto contatto con gli scenari storici e culturali non solo di Matera ma di tutto il territorio della Basilicata. La mostra dei due artisti a Matera è un progetto espositivo che stimola riflessioni, percezioni condivise, continui immaginari ed esperienze sensibili, proprio perché il Museo vuol essere un’esperienza visiva attiva”.
Spiega Giacomo Zaza, curatore: “Con Očko a Zeneli si fa esperienza di esplorazioni fantasiose in contatto con le dimensioni performative della diversità e le attitudini umane al cambiamento. Per entrambi gli artisti l’esplorazione, in mondi esteriori e interiori, implica molteplici motivi ed espressioni che stridono con qualsiasi semplificazione. Nel caso di Damir Očko l’intervento a Matera si concentra su due costruzioni site specific, collocate nella ex chiesa (detta del Cristo Flagellato o “degli Artisti”). La prima è una parete in legno autoportante lunga oltre 16 metri, distinta da segmenti colorati alternati (rosso, nero, giallo) – che alludono all’immagine del serpente nel video DICTA I – sulla quale sono affisse quarantuno carte (tecnica mista) a formare una sorta di sequenza filmica, che restituisce una “quinta” spaziale polifonica, libera stilisticamente, in cui compaiono ritagli difformi, parole, macchie astratte e forme organiche colorate, spesso evocazioni del volto. Il ritmo scrosciante dei motivi è riconducibile alla scrittura automatica, con gesti intuitivi che generano forme indefinite inscritte dentro una narrazione inconcludente. Invece, la seconda costruzione, in combinazione con la sequenza delle quarantuno carte, è una grande torre rossa a cuspide piramidale, nel cui interno è trasmesso il video Dicta I, 2017: recitazione di una poesia composta da Očko con frammenti tratti da un testo di Bertolt Brecht del 1935 sull’importanza e la difficoltà di scrivere la verità. Ciò che si offre allo sguardo è l’esecuzione di un discorso poetico dadaista. Le parole di Brecht, allontanate dal loro contesto, sono recitate come proclami privi di senso, che intessono una drammaturgia compositiva. Dicta I esprime “fatti alternativi”, ovvero, come spiega Očko, crea un senso di verità a partire da informazioni completamente false, ammiccando alle forme manipolative del mimetismo in funzione nel discorso politico. Esplorando questo mimetismo il video esprime qualcosa che sembra giusto e veritiero ma che in realtà è completamente privo di senso. I suoi primi piani conferiscono una sensazione molto fisica e umana alle immagini che, associate al riverbero della voce e del suono dalla torre in legno, emanano intensità allo spazio dell’ex chiesa.
Un altro spazio-tempo, molto vicino a quello di Očko per assonanze oniriche, è quello di Driant Zeneli che vagheggia in una dimensione indeterminata e variabile, tra obiettivi e desideri non pienamente concretizzati. Zeneli possiede uno sguardo fantasioso che, attraversando il retaggio storico dei Balcani e le paure del futuro, incarna le speranze umane, interpretandole e raffigurandole. I suoi racconti video costituiscono il preambolo di vicende sempre in divenire (come il personaggio Mario, nel video It would not be possible to leave planet earth unless gravity esiste, desideroso di raggiungere un luogo lontano nello spazio, mentre vaga nell’enorme fabbrica abbandonata Kombinati Metalurgjik). Le sue immagini in movimento ci inducono a riflettere sui gesti che sospendono ogni giudizio e riconducono (metaforicamente) ogni pensiero alla sua purezza esistenziale. Così nel video Those who tried to put the rainbow back in the sky il lembo di arcobaleno in cemento riposto in alto sul fondo del cielo diventa un’immagine positiva di attraversamento. Oppure nelle sequenze disorientanti di Who was the last to have seen the horizon?, i protagonisti fluttuano nel buio rimettendosi continuamente in gioco con un senso di scoperta e di avventura”.
Pubblicazione di un libro bilingue sulla mostra e visite guidate dedicate
In occasione di questo progetto espositivo, nel mese di gennaio 2023, sarà pubblicato un pregiato libro bilingue (italiano-inglese), di 112 pagine, edito dalla casa editrice NFC Edizioni di Rimini, con testi del direttore del Museo nazionale di Matera, Annamaria Mauro, e del curatore della mostra, Giacomo Zaza, arricchito da una accurata documentazione delle opere e delle installazioni in mostra.
Nelle giornate del 27 dicembre 2022 e 5 gennaio 2023 (dalle ore 10:30 alle ore 13:30 e dalle ore 15:00 alle ore 18:00), saranno organizzate delle visite guidate alla mostra con il curatore, previa prenotazione all’indirizzo mail mn-mt.comunicazione@cultura.gov.it.