Dal 17 dicembre 2022 al 14 gennaio 2023, negli splendidi ambienti di Palazzo Malvinni Malvezzi, viene allestita XL, mostra antologica dell’artista Dario Carmentano.
La mostra, ospitata in contemporanea con FЯAGILE – Pensieri sul crinale ,è prodotta da Porta Coeli Foundation e curata da Donato Faruolo: si tratta della prima antologica di Dario Carmentano, articolata nella grammatica tipica dell’artista tra ironia e rivelazione; un percorso entro i primi 40 anni della carriera artistica di Carmentano.
Orari di ingresso
XL sarà visitabile dal lunedì al sabato, con ingresso libero, nei seguenti orari:
- 10.30 — 13.00
- 17.00 — 20.00
Resterà chiusa nei giorni 24, 25, 26, 31 dicembre 2022 e il giorno 1 gennaio 2023.
Sarà esposta anche una rassegna di lavori di “narrative art” dell’artista, che andranno in scena nell’ambito di VivaVerdi Multikulti, a cura di Arterìa, nei mesi di dicembre e gennaio.
Galleria fotografica
Ecco la gallery delle foto scattate durante la nostra visita alla mostra:
Introduzione alla mostra
Ecco le parole con cui viene presentata la mostra dagli organizzatori: “Lontano da ogni obiettivo di mera celebrazione, in un frangente di grave difficoltà per i presidi culturali del contemporaneo, la mostra vuole rimettere al centro della percettibilità pubblica il lavoro di uno dei più importanti artisti a cavallo tra i secoli XX e XXI, in Basilicata e non solo.
La vicenda artistica di Dario Carmentano è infatti di straordinaria rilevanza per le sue dimensioni territoriali e comunitarie per una serie di imprescindibili motivi. Mai trincerato dietro generiche pulsioni “creative” o “espressive”, il suo lavoro è sempre compenetrato da una dimensione pubblica, in un discorso collettivo che ci vede coinvolti nella continua revisione di dogmi, assunti culturali e distorsioni cognitive.
Lavora da decenni sull’essenza del radicamento in una città unica al mondo, convinto che, a maggior ragione a Matera, non possa esistere un linguaggio o un discorso artistico buono per ogni latitudine, ma che l’artista debba necessariamente aderire alle urgenze antropologiche che si riflettono dai luoghi alle strutture culturali che si abitano. L’impegno di Dario, vissuto come ineluttabile necessità artistica, umana e civica, è quello tipico di chi, per conto di una porzione di società, si occupa di studiare e svelare i tranelli del linguaggio, delle strutture sociali, degli impianti simbolici, dei totem culturali, delle narrazioni più mistificanti e oleografiche: un lavoro di vero e proprio presidio della funzione di analisi e revisione che l’intera società ha la necessità di porre di nuovo al centro del dibattito pubblico e di quei processi che conducono a delineare il proprio futuro.
Inoltre, nella specificità dei linguaggi artistici, il lavoro di Dario è un’imprescindibile cerniera tra la generazione dei maestri-pittori della sua storia artistica e territoriale e quella dei contemporanei che assumono approcci metalinguistici, multimediali, digitali e processuali, e che non sentono più la necessità di assumere un tono aulico per discutere e discernere la materia del reale e dello spirituale. Dario, infatti, non è solo un innovatore dei linguaggi, un ricercatore che non si pone mete di soddisfazione, ma è anche il vero motore di una comunità artistica in Basilicata, promuovendo, presidiando e spronando le relazioni tra gli operatori sul territorio, la creazione di discorsi ed esperienze di condivisione, la possibilità di una consapevolezza di categoria, e sopperendo al crollo di molti dei dispositivi culturali di cui le precedenti generazioni artistiche si erano dotate.
La mostra percorre in maniera diacronica tutti i periodi del lavoro dell’artista: gli esordi, le ricerche geometriche, i linguaggi sporchi e ibridati di tipografie e oggetti contundenti tra anni ’80 e ’90, i discorsi sulle simbologie caricate di sensi antropologici, il periodo dell’esplosione della verve ironica e dissacrante che sabota i linguaggi della propaganda politica, religiosa e commerciale, fino al “ritorno” alla pittura con l’indagine di una forma perturbante che intrattiene relazioni aperte e feconde con l’indeterminato. In mostra anche una selezione di video d’arte e oggetti di design dell’artista.
Durante il periodo di apertura della mostra sarà possibile fruire della messa in scena di tre dei suoi principali lavori di narrative art: Il ponte, in prima assoluta, dal testo La città di pietra (domenica 18 dicembre, ore 19.30); Papavero, il pittore della Cripta dei Cento Santi, in prima assoluta, tratto da I fiori di Papavero (giovedì 29 dicembre, ore 19.30); Il canto del pane, tratto da La favola del pane (venerdì 6 gennaio, ore 19.30). Tutti gli spettacoli rientrano in VivaVerdi Multikulti, a cura di Arterìa. Al termine della mostra verrà presentato il catalogo-saggio di XL, mentre durante la mostra saranno rese disponibili cartelle inedite di multipli dei lavori dell’artista.”
Biografia di Dario Carmentano
Nato a Matera nel 1960, vive e lavora nella città dei Sassi. Con un primo approccio all’arte presso la “Scuola Grafica di via Sette Dolori” di Matera, nel 1990 fonda l’associazione culturale “ARTErìa” e nel 1999 “FARO Coordinamento Associazioni per l’Arte”, che produrrà una serie di eventi ed incontri tra artisti ed associazioni culturali del Sud Italia.
Nel 1999 collabora al progetto ORESTE, collettivo di artisti relazionali promotori di uno dei primi programmi di residenza per artisti e curatori. La sua ricerca è incentrata sui simboli ad alto valore antropologico, su icone e oggetti. Attraverso l’utilizzo di molteplici medium suoi lavori sono stati esposti presso istituzioni culturali quali: XXXVII Festival dei Due Mondi, Spoleto; 48ª Biennale di Venezia “Progetto Oreste”; Universidad Nacional de Tres de Febrero, Buenos Aires; Palazzo delle Arti Napoli; Künstlerhaus Büchsenhausen Innsbruck; Chiese Rupestri Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci, Matera.
Nel 2019 è stato fra gli artisti protagonisti di “Matera Alberga”, un progetto speciale sul rapporto tra arte e architettura.
Carmentano ha anche esposto sue opere in occasione di Patrimonies, la mostra di Fondazione Southeritage in Via San Potito.