La documentazione del partigiano Bruno Mari donata al Museo del Comunismo

Certificato di residenza rilasciato a Bruno Mari dal comune di Modena

Donata al museo una eccezionale documentazione che racconta la storia di un partigiano modenese e del suo importante ruolo svolto nella liberazione dell’Italia

Articolo del direttore del Museo Francesco Calculli

Il Museo del Comunismo e della Resistenza di Matera ha come missione l’acquisizione, la conservazione, la valorizzazione e la fruizione di un patrimonio culturale unico in Italia. Questa eccezionale testimonianza del passato viene promossa e sviluppata dal Museo, proiettando nel futuro il senso della continuità storica.

La raccolta si è da oggi arricchita di una eccezionale documentazione intera e originale, conservata in una cartella, donata da un collezionista emiliano che ha aderito alla nostra iniziativa “Dona un cimelio al museo“, e inerente alla storia di un partigiano modenese di rilevo: Bruno Mari.

Le informazioni riportate nelle singole schede riguardano i dati anagrafici (nome, cognome, luogo di nascita, nome del padre e della madre, religione professata etc.), le attività svolte nelle formazioni partigiane e negli altri corpi volontari, le ferite che hanno prodotto invalidità o mutilazioni, i lavori della Commissione, l’esito della valutazione che comporta il riconoscimento delle qualifiche previste dal DL 21 agosto 1945 n. 518 (partigiano combattente e patriota).

Si tratta quindi di una fonte di importanza inestimabile non solo perché permette di ricostruire con buona approssimazione la storia dell’attività partigiana di un importante protagonista della Guerra di Liberazione, ma anche perché costituisce, nel suo insieme, una sorta di repertorio nominativo dei partigiani combattenti e dei patrioti.

Biografia di Bruno Mari

Bruno Mari, nato a Modena nel 1921, è stato un militare e partigiano italiano, Croce al Merito di Guerra. Nel giugno del 1940, con l’entrata dell’Italia fascista nel secondo conflitto mondiale al fianco della Germania nazista, Bruno Mari venne arruolato l’8 gennaio del 1941 nel 132° Reggimento artiglieria Divisione corazzata “Ariete”. Rimasto ferito durante le operazioni belliche, venne ricoverato prima all’ospedale militare di Trento (21/9/1941), e poi l’anno successivo (24/3/1942) all’ospedale militare di Verona. Trascorso un breve periodo di riposo, il 25/4/1942, egli rientrò al 61° Reggimento Fanteria in Trento, dove nel frattempo era stato trasferito.

Dopo il proclama di armistizio di Badoglio dell’8 settembre 1943, il militare Bruno Mari, riuscì a sottrarsi alla cattura da parte delle truppe tedesche per ricongiungersi il 21/9/1943 alle formazioni militari della 12a Brigata Mario che resistono contro l’invasione della Wehrmacht che occupò gran parte dell’Italia centro- settentrionale.

Dal 1943 al 1945, Bruno Mari ha combattuto contro le forze nazifasciste come partigiano dei GAP (Gruppi di Azione Patriottica) che nacquero su iniziativa del Partito Comunista. La guerra partigiana fu, soprattutto, una guerra difensiva, mentre quella dei Gap fu esclusivamente offensiva. Dal 1/11/1944 al 30/4/1945, il gappista Mari svolse anche funzioni di Capo Squadra (comandante di un reparto dell’esercito corrispondente a mezzo plotone) nella 12a Brigata Mario.

Finita la guerra, a partire dall’8/3/1946 egli fu collocato in congedo illimitato, e passò poco tempo prima che il suo valore e il suo coraggio fossero riconosciuti. Infatti, in data 23/3/1946, Bruno ottenne la qualifica di partigiano combattente per i periodi di cui sopra descritti, dalla Commissione Regionale dell’Emilia Romagna per il Riconoscimento dei Partigiani e dei Patrioti, e successivamente il 16 luglio 1965, gli fu concessa dall’alto comando dell’Esercito italiano anche la Croce al Merito di Guerra. La Croce al Merito di Guerra è stata concessa ai combattenti della Seconda Guerra Mondiale in seguito ad attività partigiana. La medaglia è costituita da una croce greca in rame riportante al diritto, sulle due braccia orizzontali, la scritta “MERITO DI GUERRA”. Sulle braccia verticali si trova, in alto, il monogramma della Repubblica Italiana. In basso si trova invece un gladio romano invaso di foglie d’alloro. Il retro della medaglia raffigura in centro una stella a cinque punte raggiante sulle braccia della croce.

Con questa rilevante documentazione il Museo inaugura ufficialmente aperta la stagione estiva, da giugno a settembre. Per maggiori informazioni e per prenotare visite straordinarie consulta la scheda del nostro museo su MuseiMatera.it

La difficile guerra dei GAP

I Gruppi d’azione patriottica (Gap) sono nuclei partigiani creati per la guerriglia urbana, anche nelle sue forme estreme, quali l’uccisione di esponenti della RSI (Repubblica Sociale Italiana) o di ufficiali tedeschi. La decisione della loro costituzione viene presa verso la fine di ottobre 1943 dal comando delle Brigate Garibaldi nell’intento di «agire subito».

La struttura dei Gap è consequenziale agli scopi: non può contare su più di quattro componenti, compresi comandante e vicecomandante; tre Gap costituiscono un distaccamento guidato da comandante e commissario politico entrambi tenuti a partecipare alle azioni più rilevanti. I gappisti si muovono sul filo di una lama che non consente recupero di errori o disattenzioni o anche di debolezze. Come a Milano nella primavera del ’44 e altrove. Pertanto l’uniforme morale del gappista non si addiceva a tutte le taglie: parecchi operai, intellettuali, studenti, incapaci di reggere alla tensione, con i nervi a pezzi dovevano essere allontanati dai Gap e inviati alle formazioni di montagna. La limitazione dell’arruolamento nei Gap è dunque conseguenza della tipologia della loro azione, sovente molto discussa negli organi dirigenti pluripartitici del movimento di liberazione per le possibili ricadute sulla popolazione. Anche dopo la decisione del PSI (Partito Socialista Italiano) e del PdA (Partito d’Azione) di adottare l’impostazione dei Gap comunisti, il problema si riproporrà soprattutto in seguito all’eccidio nazista delle Fosse Ardeatine, così come per altri versi dopo l’uccisione di Giovanni Gentile. Il potere nazifascista è terroristico per norma comportamentale. Si manifesta anche in Italia nella deportazione e nello sterminio razziali, nella rappresaglia indiscriminata, nelle stragi.

I gappisti attaccano sempre mezzi e uomini del nemico, non fanno mai esplodere vetture ferroviarie o autobus carichi di civili, non si fanno mai scudo di cittadini innocenti; spietati contro il nemico nazifascista, ma se qualche innocente viene coinvolto, si tratta di conseguenza né prevista, né voluta dalla loro azione. Si comprende allora perché, la prima Sezione penale della Corte di Cassazione sentenzia irrevocabilmente il 23 febbraio 1999 che l’attentato compiuto dal Gap centrale di Roma in via Rasella, il 24 marzo 1944, costituisce un legittimo atto di guerra, né perseguibile né archiviabile per amnistia. I Gap sono reparti militari del CLN facenti parte a tutti gli effetti dell’allora regio esercito italiano, impegnati in legittime azioni di guerra.

I gappisti sono vecchi militanti di cento battaglie antifasciste, indomiti nonostante le sconfitte patite dal 1921 al 1943, o giovani donne che dopo essere state vittime del fascismo, comprendendone l’inganno e la rovina, più di altri vogliono il riscatto, come le gappiste Irma bandiera, Jole Baroncini, Teresa Benini, Irma Pedrielli, Livia Venturini, Ada Zucchelli cadute nella lotta per la liberazione di Bologna. E questi nomi rappresentano solo una piccola parte dei gappisti caduti in combattimento. Là dove, come in Emilia Romagna, i Gap si fanno avanguardia organica della maggioranza del popolo in armi, essi diventano “altro” rispetto a origini e finalità, si trasformano in grandi brigate di guerra in campo aperto. Invece nelle grandi città dall’ottobre 1943 l’attacco dei Gap si realizza con attentati a reparti e sedi nemiche, a installazioni, impianti, e reti di comunicazione, anche radiofoniche e aeroportuali; con uccisioni eseguite o tentate di ufficiali tedeschi, della RSI, di dirigenti periferici o nazionali del PFR (Partito Fascista Repubblicano) e dell’apparato amministrativo pubblico, di spie e delatori riconosciuti. Altrettanto avviene in città e centri minori. Nonostante la gravità delle perdite subite, dovute anche a tradimenti o confessioni estorte sotto tortura, i Gap sono protagonisti di fondamentale rilievo nella Guerra di Liberazione dal nazifascismo.

Foglio Matricolare dove è riportato per il biennio 1941-42 il trascorso militare dell'artigliere Mari
Foglio Matricolare dove è riportato per il biennio 1941-42 il trascorso militare dell’artigliere Mari

 

Pagina interna del Foglio Matricolare dove è riportato per il biennio 1943-45, il ruolo svolto da Bruno Mari nell'attività partigiana
Pagina interna del Foglio Matricolare dove è riportato per il biennio 1943-45, il ruolo svolto da Bruno Mari nell’attività partigiana

 

Certificato medico che attesta il ferimento del partigiano Mari alla coscia sinistra durante un'azione bellica.
Certificato medico che attesta il ferimento del partigiano Mari alla coscia sinistra durante un’azione bellica.

 

Certificato della Commissione Regionale dell' Emilia Romagna con cui si riconosce al Mari la qualifica di "Partigiano Combattente"
Certificato della Commissione Regionale dell’ Emilia Romagna con cui si riconosce al Mari la qualifica di “Partigiano Combattente”

 

Certificato della Commissione: particolare del retro con i periodi effettivamente in azioni di guerra partigiana.
Certificato della Commissione: particolare del retro con i periodi effettivamente in azioni di guerra partigiana

 

Attestato - diploma dell'esercito italiano con la Croce al Merito di Guerra concessa al partigiano combattente Bruno Mari
Attestato – diploma dell’esercito italiano con la Croce al Merito di Guerra concessa al partigiano combattente Bruno Mari

 

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