Fino al 2 maggio 2023 il Museo Ridola di Matera ospita la mostra Isolario Venezia Sylva, progetto che raccoglie 48 indagini progettuali dedicate ad altrettante isole minori della Laguna di Venezia. Le prefigurazioni espongono intenzioni e propensioni dell’architettura in rapporto alle condizioni reali e teoriche dell’isola e della selva.
La mostra, a cura di Sara Marini e con la partecipazione dei guest curators Ina Macaione, Chiara Rizzi, Alessandro Raffa, Alba Mininni, Marco Laterza, è visitabile tutti i giorni negli orari di apertura del Museo Ridola.
Cos’è Isolario Venezia Sylva
Si tratta di un progetto dell’unità di ricerca dell’Università Iuav di Venezia svolto nell’ambito del programma Prin “SYLVA – Ripensare la ‘selva’. Verso una nuova alleanza tra biologico e artefatto, natura e società, selvatichezza e umanità”.
Isolario Venezia Sylva è una mostra itinerante che ha toccato già diverse tappe: è infatti già stata allestita a Venezia (Ca’ Tron – IUAV, 13/6-1/7/22), Treviso (Spazio Solido, 21/7-5/8/22), Genova (Cisternone galleria Gaspare de Fiore, 22/9-6/10/22), Firenze (Chiesa di Santa Verdiana 18/10-2/11/22), Napoli (Palazzo Gravina 24/11-14/12/22) e Roma (La Sapienza 19/01-02/03/23). Giunge quindi a Matera, dove sosterà fino al 2 maggio 2023, nell’ambito delle iniziative promosse dal Nature-CityLAB/DiCEM e dal Museo Nazionale di Matera.
Connessioni tra la laguna veneziana e le isole di terra lucane
L’approdo al Museo Ridola offre alla città e ai cittadini materani inedite connessioni tra le isole della Laguna e le ‘isole di terra’ della Basilicata. “Echi e Riflessi” (titolo della tappa materana), tra la costellazione incerta e instabile della città-natura lucana, e l’esperienza di Isolario Venezia Sylva, invita a guardare con occhi diversi due mondi, ridefinendo i codici di lettura. Un atlante che è una narrazione polifonica e polisemica; una risposta molteplice in forma di domanda, quindi aperta e problematica, che ci sollecita a ripensare anche agli strumenti da predisporre per prefigurare altre forme di esistenza e intravedere nuovi orizzonti di progetto.
Nel suo voyage d’Italie, Isolario Venezia Sylva approda ai confini orientali della selva lucana, a Matera. Arcipelago “giardino di pietra” senza tempo, nato da reciproche erosioni che hanno continuamente ridefinito il limite tra l’agire dell’uomo e la natura; attorno ai Sassi una modernità d’emergenza ha immaginato le sue traumatiche e fragili isole lambite e penetrate da una natura ricondotta entro un ordine umano. Mare verde sempre più allontanato, reso ancora più estraneo dalle isole indifferenti di una contemporaneità che ha rigettato il suo fondativo senso del limite, normalizzando il conflitto e rinunciando a possibili alleanze.