Ricevo e pubblico con piacere una nuova comunicazione dell’amico Francesco Calculli, direttore della Casa Museo del Comunismo e della Resistenza di Matera che, anche in questa occasione, mi ha subito contattato per comunicare l’arrivo di un nuovo cimelio storico, esposto da pochi giorni presso la Casa Museo.
Lascio la parola a Francesco.
Buona lettura.
Un museo in continuo divenire
di Francesco Calculli
Si apre una nuova straordinaria stagione espositiva della nostra Casa Museo con l’arrivo di nuovi importanti cimeli, particolarmente all’insegna della grande pittura sovietica del Realismo Socialista, grazie all’acquisizione di un pregevole quadro che è entrato a far parte della collezione museale.
“Lenin e la Rivoluzione”, il nuovo quadro esposto
Il quadro, con cornice in legno pregiato, è una pittura olio su tela delle dimensioni di circa cm 110 X 80 ed è stato acquistato da un privato (il signor Paolo) che l’ha ceduto al nostro Museo a una cifra modica, esclusivamente per favorire la diffusione e valorizzazione della cultura storica intesa come complesso delle capacità informative e documentative di pubblico interesse.
Il dipinto, attribuibile a un arista di buona qualità operante probabilmente in Cecoslovacchia o nella DDR tra la metà degli anni 60′ e l’inizio degli anni 70′ del secolo scorso, rimanda per stile e per soggetto a Boris Kustodiev, autore del famoso quadro “Il Bolscevico” (1920) ; la tela, con la sua combinazione di contenuto eroico-documentario e senso moderno dello spazio pittorico, s’ispira anche ai grandi pittori sovietici membri della AChRR (Associazione degli artisti della Russia rivoluzionaria), costituita nel 1922, come Aleksandr Gerasimov, Vasily Yèfanov e Isaak Brodskji.
Il dipinto, che abbiamo intitolato “Lenin e la Rivoluzione“, è un’immagine dal forte connotato simbolista che riconduce a termini fiabeschi i processi rivoluzionari.

Viene esaltata in primo piano la centralità della figura di Lenin, capo politico indiscusso dei bolscevichi e guida del proletariato mondiale, raffigurato come simbolo immortale di quell’Uomo Nuovo Socialista teorizzato dai rivoluzionari russi fin dal XIX secolo, plasmato dal Partito, temprato sotto l’incudine della classe operaia e posto al centro della edificazione della nuova società comunista liberata dal capitalismo e da ogni tipo di sfruttamento.
Il paesaggio, che riproduce uno scorcio di edifici in stile russo-bizantino (psevdorusskij stil), si apre sulla montagna innevata ed è abitato nella parte sottostante da figure popolane quasi indistinguibili.
L’affermazione costante dei principi politici della dittatura del proletariato è in questa tela rappresentata dai ritratti in stile realistico ottocentesco del commissario politico (secondo vicino a Lenin), che divenne la spina dorsale del Partito Comunista sovietico, e dal ritratto del “compagno” soldato proletario – liberatore (primo sulla parte sinistra ), sempre schierato in prima linea, pronto a difendere la rivoluzione socialista contro tutti i nemici e a sacrificare la propria vita per il raggiungimento della vittoria; che bene simboleggia i successi delle forze armate sovietiche e il prestigio raggiunto dall’Armata Rossa.
Infine, sulla parte destra del dipinto, il proletariato – in divisa rivoluzionaria – ascolta con una devozione che sembra addirittura mistica le parole di Lenin che “cadono in buona terra, e danno rapidi frutti: già spalla a spalla con gli operai stanno milioni di spalle contadine” ( Majakovskji 1924). E Lenin stesso appare come un gigante ma che è a loro vicino. “Il suo pensiero apre una strada di luce dall’era degli schiavi ai secoli della Comune. Basta, compagni! Troppo a lungo soffrimmo.”
Cenni storici sul Realismo Socialista
Il Realismo socialista, nato nell’Unione Sovietica nel 1934 e poi allargatosi a tutti i paesi socialisti del centro ed est Europa, esaltò il ruolo sociale dell’arte e la superiorità del contenuto sulla forma; incoraggiò il recupero delle pratiche di mestiere tradizionali e attinse alla storia dell’arte europea antica e moderna come ad un serbatoio di motivi stilistici e iconografici da cui trarre ispirazione.
Al contrario di costruttivismo, astrattismo, e futurismo che si sono sviluppati subito dopo la Rivoluzione Russa, a partire degli anni ’30 Stalin e il Partito Comunista hanno optato per un linguaggio realistico, in base allo stile pittorico della fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Lo stato sovietico sostenne la pittura realista in una misura ineguagliata nel resto del mondo, promuovendone lo sviluppo attraverso “l’arruolamento” di migliaia di artisti di talento in tutto il territorio di un immenso paese multi-etnico.
I concetti chiave erano la “fedeltà al partito” (partijnost’) e il “contenuto ideologico” (ideijnost’).
Il carattere del movimento, tuttavia, rimase fondamentalmente romantico, proiettato in una dimensione idealistica del futuro. Il “radioso avvenire” divenne un sinonimo del paradiso, mentre una serie di metafore ricorrenti (il corpo, la gioventù, il sole che splende, la tecnologia, il volo) affermarono la dimensione fondamentalmente utopica del Realismo socialista.
Nella storia del XX secolo, esso ha rappresentato l’unica compiuta alternativa al desiderio di fare tabula rasa del passato, caratteristico del movimento moderno.