Siamo lieti di ospitare sul nostro sito un nuovo articolo inviato da Francesco Calculli, direttore del Museo del Comunismo e della Resistenza, che riguarda l’esposizione di 4 bellissimi cimeli storici donati al museo dalla signora Giuliana Caldirola.
Buona lettura!
Bellissimi cimeli storici di due generazioni di comunisti in dono al museo e ricordi dal loro archivio personale
Sin dall’apertura del nostro museo, i visitatori – non solo adulti, ma anche giovani, e ragazzi con le loro famiglie – hanno potuto approfondire la conoscenza storica del comunismo e dell’antifascismo attraverso un allestimento emozionante e coinvolgente. Da oggi questo allestimento potrà contare su quattro nuovi cimeli di grande valore risalenti all’immediato dopoguerra, appartenuti a due generazioni di militanti comunisti della storica sezione del Partito Comunista di Vertemate:
- la bandiera della sezione del PCI del piccolo paese in provincia di Como;
- il puntale in ottone “Falce e Martello”;
- il disco in vinile con incisi gli inni di Bandiera Rossa e dell’Internazionale dei lavoratori;
- un grande quadro commemorativo di Enrico Berlinguer in onore e in ricordo della sua prematura scomparsa.
I quattro cimeli sono stati conservati dopo lo scioglimento della sezione del partito da uno dei suoi fondatori, Angelo Roncoroni. Grazie alla donazione della signora Giuliana Caldirola, questi preziosi oggetti carichi di storia gloriosa, di tenacia, passione civile, impegno militante, che raccontano le vicende di Angelo, Maria, Paola Roncoroni, e di Pietro Caldirola (rispettivamente nonno, nonna, madre, e padre di Giuliana), non andranno perduti ma saranno aggiunti ai tantissimi cimeli già conservati nel museo.
Storia della famiglia Caldirola e del legame con il P.C.I.
Durante la consegna, Giuliana ha raccontato brevemente la vita dei familiari facendo trasparire il loro forte attaccamento al Partito Comunista.
Il nonno Angelo (1902–1964), era carpentiere a Milano: iscritto al PCI fin dagli anni Trenta, militò nel partito fino alla data della morte nel 1964.
La nonna Maria Roncoroni (1902–1961), lavorava come operaia in una fabbrica tessile di Vertemate, dove aveva acquisito la mansione di “maestrina” che veniva assegnata alle filandaie più esperte. La maestrina era anche meglio retribuita poiché svolgeva la funzione di responsabile di un gruppo di operaie più giovani (“sutiere”), e dei telai per la lavorazione e filatura di tessuti di seta che esse gestivano.
Eppure, nonostante le mansioni diverse, e le terribili condizioni di lavoro assai duro sia per il numero di ore giornaliere (11 all’inizio del secolo scorso) che per l’ambiente costantemente permeato da un caldo soffocante, dal cattivo odore emanato dalle crisalidi cotte e intriso di una vampa talvolta talmente fitta da non permettere di scorgere nemmeno le compagne, c’era solidarietà e non esistevano gerarchie in filanda; anzi le filandaie vivevano con serenità la propria vita ed erano come sorelle.
I rapporti fra sutiera e maestrina erano buoni: la maestra insegnava il mestiere alla più giovane e si scambiava di posto con lei dandole la propria assistenza e i propri insegnamenti. Ricorda Giuliana: “Mia nonna Maria, per quegli anni era una donna particolarmente emancipata, sapeva leggere e scrivere bene, anche perché aveva la possibilità di leggere tutte le sere l’Unità che mio nonno le portava da Milano e la rivista Noi Donne ogni mese“.
La mamma di Giuliana, Paola Roncoroni (1931), anche lei operaia tessile, aderì fin da giovane al PCI, di cui divenne una militante molto attiva e conosciuta.
Pietro Caldirola (1925–2013) il padre, anche lui militante del PCI fin dal dopoguerra, si impegnò con energia e passione nel sindacato per tutelare e allargare quei pochi diritti economici e normativi di cui allora godevano i lavoratori anche nel Comasco. Durante gli scioperi degli anni 50′, le sue dure e appassionate lotte per la riduzione dell’orario di lavoro a 40 ore settimanali, e anche per il diritto alle quattro settimane di ferie per tutti i lavoratori gli costarono diverse sanzioni disciplinari da parte dell’azienda presso cui lavorava come meccanico.
Entrambi i genitori furono volontari nelle locali feste de l’Unità per più di 25 anni. Il papà Pietro si occupava della griglia e mamma Paola delle pulizie degli spazi comuni e del bar. Ogni anno non mancavano di andare alla Festa Nazionale dell’Unità, della quale raccontavano, quasi commossi, della straordinaria massa di popolo da tutta Italia che si accalcava ad ascoltare il discorso del Segretario Generale del partito nella giornata di chiusura. Memorabili soprattutto i discorsi di Enrico Berlinguer!
Dopo lo scioglimento del PCI nel 1991, Pietro scelse di aderire al Partito Democratico della Sinistra (PDS); Paola seguì, a differenza del marito, gli scissionisti di Rifondazione Comunista e continuò, finché le fu possibile, a votare solo per partiti che presentavano nel loro simbolo la “falce e il martello” pur di ribadire, per tutta la sua vita, la fedeltà all’ideale comunista, e restando in questa maniera coerente con le memorabili parole pronunciate da Pietro Ingrao: “Io credo anche alla grande importanza delle cose impossibili. Un secolo fa lo sciopero era una cosa impossibile, appariva una cosa impossibile. Ci sono stati dei matti che hanno cominciato a pensare che quella cosa impossibile poteva essere praticata…. quando io ho parlato di persone che pensano cose impossibili come possibili, io volevo dire comunista“.
La signora Giuliana Caldirola ricorda anche un particolare aneddoto del matrimonio dei suoi genitori celebrato nel 1954, che è una testimonianza esemplare per capire il clima di duro scontro politico tra la cultura cattolica e quella comunista che fino ai primi anni Cinquanta ha attraversato il Paese: “Il parroco di Vertemate inizialmente non voleva sposarli con una normale cerimonia in chiesa, ma solo in sacrestia il mattino prestissimo. Questo perché mio nonno e mio papà erano comunisti e non frequentavano la Messa. Solo dopo che i miei genitori minacciano di non sposarsi affatto e creare uno “scandalo”, il parroco accettò di celebrare la cerimonia, e mia nonna spese ben 1.000 Lire (per quei tempi e per le possibilità della loro famiglia era una bella cifra!) per garantire alla figlia un matrimonio con tanto di organista e di musica… perché anche i comunisti potevano avere dei bei matrimoni!”
La politica per adempiere al compito che ognuno di noi ha nel mondo
È una storia di famiglia immersa nei grandi rivolgimenti della storia d’Italia, quella raccontata da Giuliana Caldirola attraverso i magnifici cimeli del partito. La storia di queste due famiglie di militanti comunisti ci insegna la scoperta della politica: la politica non come professione, ma la politica come storia in atto, come lotta, come adempimento del compito che ci sta davanti, come qualcosa che è la scoperta della vita, dare la parola a chi non c’è l’ha.
L’anima comunista della famiglia Roncoroni – Caldirola continuerà a vivere tra le mura del nostro museo, che ne saprà custodire con cura e attenzione la storica memoria.
A cura dell’Associazione culturale Karl Marx 2018
Foto d’epoca: Archivio fotografico della Famiglia Caldirola