Fino al 31 luglio 2022, la chiesa rupestre di Santa Maria de Armenis (situata in Via San Francesco da Paola Vecchio, alle spalle di Palazzo Lanfranchi) ospita l’esposizione Sin_done, di Francesco Giannatiempo con Marcella D’Amico, e altre opere dell’autore.
L’esposizione è aperta tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 15.30 alle 18. L’ingresso è gratuito.
Presentazione di Sin-done
Ecco la presentazione di Sin_done gentilmente inviataci dall’artista Francesco Giannatiempo:
Sin_done nasce dal concetto di donazione, di apertura e non rifiuto di ciò che viene considerato un rifiuto (organico e sociale): il mestruo, un’argomento che diviene spesso e ingiustamente “tabù, pregiudizio di genere, infra generazionale e inter genere, praticamente universalmente trattato come perdita”.
Sin_done è fatto di peccato (dalla parola sin, che in inglese significa peccato) e d’insieme (dal prefisso greco sin)
A primo impatto restituisce il concetto dell’iconoclastia (sindone cristiana e di ogni iconica social-paradigmatica a impronta maschile ecc.)Femminile, per tutto ciò che concerne l’origine della fertilità (il mestruo è il segno dell’inizio del periodo fertile femminile umano), fin dall’antico concetto del Femminino (il volto ne è chiaro rimando) e della Dea Madre.
E come tale rimarca e ricalca la traccia lasciata dall’essere umano, l’impronta, l’imprinting. I pezzi significano molteplicità, il singolo frammento consapevole e autodeterminato nella costruzione dell’universo generale, sociale. In opposizione all’atomizzazione sociale che verte all’alienazione e la violenza, ivi inclusa quella inverosimilmente drammatica di genere sulle Donne.
Ed è una frammentarietà con sullo sfondo un telo di plastica nero di sacchi d’immondizia: lo scarto, il rifiuto sia come materia che nell’accezione dell’allontanamento o del non-riconoscimento.
La pluralità è anche nella S, simbolo dell’Entropia che, erroneamente e in base a leggi statuite dagli esseri umani, è considerata disordine. Il cosiddetto caos altro non è che la forma più libera di espressione, finanche in un singolo micro-cosmo e/o sistema. Non foss’altro che è contenitore di insiemi.
Un insieme – universo – che l’essere umano rifiuta, tiene lontano. Lo identifica col vuoto, pur essendo pieno di movimenti spontanei.
Un vuoto che viene riempito da iperproduzioni>galassie di rifiuti, nella falsa ipotesi autoreferenziale di sentirsi liberi.
Essendo, gli esseri umani, Semi_Liberi.La traduzione in inglese scritta con mestruo denuncia lo status quo, l’origine del tutto: è la riflessione sulla condizione umana, ivi incluso le aberrazione che l’essere presuntamente dominante fa sull’ambiente che lo ospita: il Pianeta Blu[Ǝ].
E lo specchio (mirror | me_error) raccoglitore di impressioni, di gocce, di macchie, di aloni, di segni del tempo restituisce la versione primigenia del sè: un riconoscimento dopo aver attraversato un viaggio dell’essere sindone, un attraversamento della condizione umana.
Le opere a invito/corollario sono l’in(d)izio di uno dei possibili percorsi per raggiungere qualsiasi grado di consapevolezza o autodeterminazione, sotteso ad azioni singole e/o collettive.
Alcuni denominatori comuni dei quadri: il mare |universo; luce | oscurità (in Halone, ci sono scritte in Braille, cioè le teste in mare), impronte | imprinting, realtà dei fatti [prigionia dell’uomo sull’uomo e sull’ambiente tutto).
Infine, girandosi, la citazione della Persistenza della Memoria, dei cicli e ri_cicli, dei periodi (verso e dal mestruo incluso).
L’esposizione è un invito a rifletter[si], ri_conoscersi e agire. In Libertà.
La nostra visita a Sin_done
Su gentile invito di Francesco Giannatiempo, abbiamo avuto modo di visitare questa particolare esposizione di opere realizzate in prevalenza con materiali da riciclo, pigmenti naturali (fra cui anche mestruo) e persino una radiografia.
Fra un tripudio di colori immersi in un buco nero (come nell’opera Solitude), fossili e deserti dalle tinte dark che ricordano un album dei Bauhaus (come in Halone e Im_Printing_Fossils), l’esposizione offre l’opportunità di una riflessione collettiva con Sin_done, installazione composta da una serie di tessuti di piccola e media taglia con impronte e poesie impresse con pigmento naturale di mestruo.
I teli sono posti su un grande velo nero di plastica, che fa da termine e inizio al tempo stesso.
Breve bio di Francesco Giannatiempo
Lucano d’origine, vive ad Ancona da oltre 3 lustri. Laureato all’Unibas in Lingue e Letterature Straniere con tesi su Thomas Pynchon, Giannatiempo si definisce “cittadino del mondo, estrapolatore di parole, riciclatore e riusatore di scarti, scartatore di visioni reali, ricercatore di segni di realtà visionarie, prestatore d’opere, ché l’Arte è vivere in Libertà e nel rispetto del Pianeta Blu[Ǝ].”
Breve bio di Marcella D’Amico
Nata a Potenza, dove vive e lavora. Laureata all’Unibas in Lingue e Letterature Straniere, è insegnante di inglese. Ama l’arte in tutte le sue forme.