Quando
Dal 12 ottobre al 17 novembre 2019
Dove
Palazzo Lanfranchi
Orari
Da lunedì a domenica: 9:00 – 20:00
Mercoledì: 11:00 – 20:00
Ingresso
Libero solo il giorno dell’inaugurazione
Un altro appuntamento a Matera per celebrare la 15^ Giornata del Contemporaneo: assieme all’inaugurazione della mostra HEIMAT | SHARING THE LAND presso il MUSMA, infatti, anche il Polo Museale della Basilicata propone un interessante evento legato all’arte contemporanea. Sabato 12 ottobre, Palazzo Lanfranchi riapre le porte (il museo è rimasto chiuso per il riallestimento dopo la mostra Rinascimento visto da Sud): la mostra del fotografo spagnolo Juan Baraja intitolata “Unità abitative. Corviale / Serpentone / Scampia”, a cura di Ermanno Tedeschi.
La mostra fotografica, allestita nella Sala Levi e composta da 34 scatti, è stata realizzata dal Polo Museale della Basilicata in collaborazione con l’Accademia di Spagna, sarà inaugurata sabato 12 ottobre 2019 alle ore 18.30 dalla Direttrice del Polo Museale, Marta Ragozzino, e dal curatore. Sarà presente anche l’autore.
Unità abitative. Corviale / Serpentone / Scampia
“Unità abitative. Corviale / Serpentone / Scampia” è una ricerca ideata per la Giornata del Contemporaneo, con una parte realizzata ad hoc grazie a una campagna fotografica appositamente eseguita al Serpentone di Potenza e che si presenta in anteprima a Matera. La mostra muove da Corviale, «un lunghissimo complesso residenziale concepito, come esempio di edilizia popolare, all’inizio degli anni Settanta nell’estrema periferia ovest di Roma» scrive Marta Ragozzino nel testo introduttivo del catalogo.
Baraja ha attraversato con il suo occhio attento questo grande edificio-città di cemento, cogliendone gli elementi universali e i tratti più intimi che ha poi messo in relazione con quelli di altri due complessi residenziali popolari cresciuti negli stessi anni Settanta a sud di Roma, le Vele di Scampia a Napoli e il Serpentone di Potenza «che condividono con Corviale un analogo orizzonte architettonico, un progetto sociale apparentemente ispirato ai modelli francesi e giapponesi (Le Courbusier e Kenzo Tange tra gli altri), anch’essi trasformati troppo rapidamente in “ghetti” urbani” – continua Ragozzino – La mostra racconta il fallimento di quel progetto sociale, la vita e la morte delle grandi utopie abitative attraverso la ricognizione degli universali di quelle architetture concentrazionarie, che forse di per loro già negavano la vita condensandola [e chiudendola] in eccezionali strutture».
«Juan Baraja – come scrive il curatore Ermanno Tedeschi – è un eccellente artista che si caratterizza per la sensibilità e l’impegno umano. Un artista esigente con sé e con gli altri, desideroso di testimoniare e focalizzare alcuni particolari aspetti della società odierna. Gli scatti fotografici, quasi delicate opere d’arte che sembrano dipinte con il pennello, immortalano in particolare gli spazi comuni e quelli che sono stati trasformati da chi gli ha vissuti. Il progetto nella sua globalità è presentato come un mosaico composto da immagini di misure diverse in cui emergono dettagli architettonici, luci e colori frutto di uno specifico tipo di architettura; sembra quasi un invito a entrare in un paesaggio che ci fa perdere di vista il palazzo stesso».
Informazioni biografiche su Juan Baraja
Nato a Toledo nel 1984 e laureato in Belle Arti all’Università di Barcellona, Juan Baraja è un fotografo già affermato.
Il suo lavoro molto spesso mette a fuoco i caratteri intimi delle architetture, sia storiche che soprattutto moderne. Rispetto a queste ultime, l’obiettivo indagatore, delicato e severo al tempo stesso, del fotografo spagnolo riesce sempre a restituire qualcosa che va più in profondità, che non si ferma alla superficie.
La fotografia, per Baraja, è uno strumento prezioso per far conoscere la realtà nei suoi aspetti positivi e negativi.