Visita al Museo del Comunismo fra storie di persone, idee e vecchi film girati a Matera

Matrioska sovietica

di Carlo Magni

Il tragitto verso la Casa Museo del Comunismo e della Resistenza Antifascista è breve, almeno per me: ho scoperto di avere questo interessante vicino di casa qualche tempo fa, prima ancora di avviare museimatera.it.

Alle 17 in punto di un nuvoloso venerdì di maggio, ad accogliermi è Francesco Calculli, ideatore, allestitore e direttore del museo.

Francesco Calculli, direttore del Museo del Comunismo e della Resistenza di Matera
Francesco Calculli, direttore del Museo del Comunismo e della Resistenza di Matera

Per un momento, mi sembra di essere tornato a Tallinn dove, nel 2011, visitai un posto molto simile al museo del Comunismo di Matera, con una sola differenza: quello era un luogo un po’ anonimo, allestito appositamente per collezionisti – e acquirenti – di cimeli comunisti; il museo del Comunismo di Matera, invece, si presenta con vivaci tonalità di rosso e la storia è lì ad attendere i visitatori per raccontarsi e raccontare episodi, casi della vita, momenti passati attraverso gli oggetti custoditi per tenere allenata la memoria collettiva.

La visita ha inizio. Ci avviciniamo, io e Francesco, a una cornice che racchiude foto d’epoca, vecchie tessere di partito e cartoline del passato. Lui inizia a raccontare vicende legate a ogni oggetto che stiamo osservando.

Francesco è un fiume in piena: fra le tante storie che narra, mi parla della prima assemblea delle donne comuniste di Matera, ospitata in alcuni locali che lui pensa siano quelli dell’attuale scuola elementare Marconi, a poche centinaia di metri dal museo del Comunismo.

Nella foto, l'immagine di un momento della prima assemblea delle donne comuniste di Matera
Nella foto, l’immagine di un momento della prima assemblea delle donne comuniste di Matera

Francesco continua nel suo racconto, passando di oggetto in oggetto, di anno in anno, di continente in continente. Narra di figure importanti della storia italiana ed estera e io mi scuso con lui perché faccio fatica a stargli dietro, non perché le cose di cui parla non mi interessino: semplicemente perché la mia soglia di attenzione è pari a quella di un gatto.

La storia della ferrovia BAM e la giovane donna che ne dirigeva i lavori

Prima di salire al piano superiore, diamo un’occhiata alla teca delle medaglie al merito e ai diplomi che la vecchia URSS dava a chi si distingueva nel proprio campo. Francesco mi racconta la storia dello stendardo sovietico che reca, unico fra i tanti esposti nel museo, la dedica scritta dai dirigenti del Comitato Centrale del PCUS a un giovane eroe del lavoro distintosi nella costruzione della ferrovia Bam. La costruzione della ferrovia Bajkal Amur (BAM) concepita già negli anni 30′ da Stalin soprattutto per lo sfruttamento delle immense risorse minerarie della Siberia, è l’ultima colossale opera ingegneristica dell’Unione Sovietica. I lavori ebbero inizio ufficialmente nel 1974 e il 29 settembre la BAM veniva dichiarata completata con due anni di anticipo rispetto al termine massimo fissato per la conclusione dei lavori . A capo dell’intero progetto e a dirigere una squadra di più di duecento “bamovstsy” ( come venivano chiamati il lavoratori impiegati) venne chiamata una giovanissima ingegnera che nel 1974 aveva solo 25 anni. In anni recenti, la donna ha ribadito – in un’intervista televisiva – come la ferrovia BAM abbia rappresentato “il richiamo della nostra gioventù. Non abbiamo fatto molti soldi, né ce li aspettavamo”. E invece aggiunse, con un’evidente critica al capitalismo, “lavoravamo in quelle condizioni climatiche estreme per il trionfo del socialismo nel nostro Paese e l’un per l’altro; in quel momento i compagni si sono riuniti per costruire un mondo nuovo”.

Matera e Guernica legate da un film

Procediamo, quindi, verso il piano superiore. Una volta finite le scale, ciò che colpisce la mia attenzione – oltre alle tante prime pagine di quotidiani italiani ed esteri affisse alle pareti – è la locandina originale del film “L’albero di Guernica, del regista spagnolo Fernando Arrabal, girato nel 1975 a Matera, che ricostruisce un doloroso capitolo della Guerra Civile Spagnola: il bombardamento della città basca di Guernica, avvenuto il 26 aprile del 1937 da parte dell’aviazione nazista, che cambiò per sempre il modo di fare la guerra, e ispirò il celeberrimo dipinto di Pablo Picasso, di cui una grande stampa è esposta nel museo del Comunismo di Matera proprio al suo piano superiore. La protagonista principale del film è una giovane e bellissima Mariangela Melato, che interpreta magistralmente il ruolo della “pasionaria” comunista che combatte coraggiosamente contro i fascisti del generale Franco.

Anche in questo caso, Francesco mi racconta alcuni aneddoti inerenti a questa pellicola e al ritorno, nel 2015, di Arrabal a Matera.

Conclusioni su questa prima uscita “ufficiale”

La mia visita al museo del Comunismo si conclude, in adorazione, davanti alla locandina de “L’albero di Guernica” (più per Mariangela Melato che per il film in sé che, lo ammetto, non ho ancora visto). Conto di tornarci, con più calma, per conoscere – attraverso le parole di Francesco – altre interessanti curiosità sulla storia contemporanea di Matera e non solo.

Fatelo anche voi, senza pregiudizi né cieche prese di posizione politiche, qualunque esse siano.

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