Dall’11 Gennaio 2023 al 7 Gennaio 2024, una mostra da non perdere presso il MUSMA per tutti gli amanti della scultura contemporanea e dell’arte in generale: il museo materano, infatti, per circa un anno ospiterà “Teatro del tempo“, mostra di Arnaldo Pomodoro, fra i massimi esponenti della scultura contemporanea mondiale.
L’esposizione, a cura del direttore scientifico della Fondazione Zètema, Antonio Calbi, riguarda opere delle ricerche spazialiste della fine degli anni Cinquanta e opere relative ai progetti scenici realizzati dal maestro Arnaldo Pomodoro. Inoltre, con “Teatro del tempo“, il MUSMA accoglie anche l’opera “L’inizio del tempo n. 2“, realizzata da Pomodoro nel 1958 e mai esposta prima d’ora in un museo.
Come nasce la mostra di Arnaldo Pomodoro a Matera
L’esposizione, organizzata in collaborazione con la Fondazione Arnaldo Pomodoro e Civita Mostre e Musei, con il sostegno del Comune di Matera e dell’ APT Basilicata, rende omaggio alla ricerca scultorea di Arnaldo Pomodoro con la presentazione a Palazzo Pomarici – sede del MUSMA – di cinque opere:
- due opere rappresentano in modo eloquente le sperimentazioni spazialiste degli anni Cinquanta;
- tre opere documentano il lavoro sui progetti scenici realizzati a partire dagli anni Ottanta, tra cui il modello per la testa di cavallo per Didone, regina di Cartagine di Marlowe (messo in scena sulle rovine di Gibellina nel 1986), e dal Portale per l’Oedipus Rex di Stravinskij (messo in scena a Siena nel 1988).
Insomma, si tratta di una piccola ma significativa esposizione che arricchisce l’offerta del MUSMA, la cui collezione permanente è stata rimodulata per accogliere la mostra “Edipo – Crudeltà e espiazione” e ora questo omaggio al Maestro Arnaldo Pomodoro.
L’inizio del tempo n. 2: storia e curiosità di quest’opera
L’importanza di questa esposizione sta anche nel fatto che il MUSMA è il primo museo al mondo a esporre L’inizio del tempo n. 2 (1958). Il fascino di quest’opera, al di là dell’imponente soluzione compositiva e della maestria dell’artista nel coniugare tecnicamente e retoricamente i materiali che la compongono, sta anche in quella che è stata la sua storia e, fino ad oggi, la sua collocazione: lo Schiller-Gymnasium di Colonia, non un museo bensì un istituto di formazione.
Quest’opera ha avviato la sua seconda vita quando Anna Kiehl, nipote dell’architetto Franz Lammersen – al quale Pomodoro la donò – ne è venuta in possesso dopo i decenni nei quali è stata esposta su una parete del liceo di Colonia.
L’opera era segnata non soltanto dal passare del tempo ma da graffiti che i giovani allievi dell’istituto avevano inciso sulla sua superficie. Anna ha chiesto al Maestro e alla Fondazione Pomodoro di curarne il restauro e insieme al filmaker Thomas Ziegler hanno documentato gli spostamenti da Colonia a Milano, fino alla Fondazione Pomodoro, dove è stato eseguito un rigoroso lavoro di restauro curato dallo stesso Pomodoro.
Rimasta per più di cinquant’anni, fino al 2021, negli spazi comuni dell’istituto scolastico di Colonia, priva della visibilità e del riconoscimento che le sarebbero spettati, l’opera ha in un certo senso sofferto di una rimozione dal palcoscenico e dal dibattito artistico.
L’inizio del tempo n. 2 è ora installata nel salone delle feste di Palazzo Pomarici, riallestito per l’occasione e dove rimarrà per un intero anno e dove dialoga con Macchina del tempo, opera del 1960, anch’essa di straordinaria bellezza.
Le parole di Calbi e De Ruggieri
“Le opere scultoree di Arnaldo Pomodoro – afferma Antonio Calbi, curatore della mostra – rinnovano la bellezza e la potenza dei solidi primari, e non soltanto di questi, sbrecciati però da quegli squarci diventati linguaggio identitario che ne lasciano intravvedere la struttura interna, i suoi meccanismi organici; ne svelano l’anima inquieta, sussultante, terremotata, drammatica. Esattamente come fa la città dei Sassi: anch’essa lascia intravvedere la propria anima riposta, segreta, che altro non è che un intrigo di ambienti scolpiti che si infilano l’uno nell’altro come accade in un sistema linfatico, vitale.”
“È straordinario coniugare il verticalismo dei Sassi, sregolato ma saldamento statico, con la potenza comunicativa delle superfici incise delle dirimpettaie sculture. Ancora una volta Matera non è il muto fondale su cui si muovono i percorsi creativi e comunicativi della scultura, ma diviene un luogo colloquiante che alimenta, nel suo abbraccio materno, l’energia creativa della contemporaneità” è invece il pensiero di Raffaello De Ruggieri, presidente della Fondazione Zètema.
L’esposizione vuole rappresentare il prologo di un confronto ulteriore con la ricerca di uno dei protagonisti della scultura del secondo Novecento, che il MUSMA e la città di Matera vogliono perseguire nei prossimi anni.